In passato, bastava chiudere una porta a chiave per poter definire sicuro un datacenter. I tempi ormai sono cambiati e i confini fisici sono più labili: i dipendenti sono sempre in movimento e si connettono alla rete ovunque si trovino, utilizzando i propri dispositivi. Allo stesso tempi, i partner e i clienti hanno acquisito un accesso più ampio che mai ai dati e alle applicazioni aziendali.
L'adozione del cloud e della virtualizzazione produce carichi di lavoro che possono variare dinamicamente e in tempo reale tra risorse di tipo fisico, virtuale e cloud.
Se si considera l'implementazione di altre applicazioni e nuove tecnologie, si inizia a cogliere la crescente eterogeneità che sta al centro dei moderni ambienti di datacenter. I limiti della sicurezza sono quindi sottoposti a tensioni e sollecitazioni prima inimmaginabili.
È proprio l'incapacità dell'organizzazione IT di mostrarsi all'altezza in questi termini ciò che impedisce a molti CIO di adottare le nuove tecnologie, malgrado i vantaggi che se ne possono ricavare in termini di efficienza, rapidità, prestazioni e agilità, per non parlare dell'innovazione aziendale. Per altri leader IT, il compromesso consiste nel procedere con una nuova implementazione malgrado le potenziali lacune a livello di sicurezza, e quindi convivere con i rischi finché il team della sicurezza non è in grado di riportarsi al passo. Nessuna delle due opzioni fa dormire ai CIO sonni tranquilli.
La spesa per la sicurezza è in aumento Secondo un rapporto elaborato per Enterprise Strategy Group2
2. "Good News and Bad News on Cybersecurity Priorities and Spending in 2014", Jon Oltsik, The Enterprise Strategy Group, 10 febbraio 2014.